In difesa della “white sharia”

Oggi vi propongo la (parziale) traduzione di un controverso articolo di Sacco Vandal sul concetto di “white sharia”, che sono sicuro solleverà polemiche e io stesso non condivido pienamente, ma costituisce a parer mio uno spunto interessante per cogliere l’ipocrisia di certa destra politica odierna che afferma di voler difendere l'”identità” e la “tradizione” per poi omologarsi totalmente ai dogmi liberali per quanto riguarda la degenerazione sessuale e la sacralizzazione del libertinaggio femminile. Buona lettura.

Donald Thoresen ha recentemente scritto una critica al meme della “white sharia”, in cui ha affermato che i sostenitori del suddetto meme soffrirebbero di “odio per se stessi… e interiorizzazione della sottomissione dei bianchi”. In qualità di uno dei creatori originari del meme – che è stato diffuso per la prima volta sul mio podcast, The War Room, alla fine del 2016 – vi assicuro che semplicemente non è questo il caso.

Nel suo pezzo Thoresen si chiede perché qualcuno possa essere “attratto dalla brutalità del mondo islamico”, e consiglia a coloro che amano il meme della “white sharia” di “decolonizzare se stessi”. Sfortunatamente, è Thoresen che ha bisogno di decolonizzare se stesso. Sembra aver interiorizzato i tentativi in atto di trasformare i nostri uomini in molluschi deboli ed eccessivamente civilizzati. I nostri nemici hanno facilitato questa menzogna proprio per disarmarci prima di finirci. Ma, in realtà, la barbarie non è estranea agli europei.

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Sulla “liberazione” sessuale

Oggi vi propongo la traduzione di un discorso tenuto nel 2008 da Roger Devlin ad Atlanta, in cui viene sottolineata la fondamentale importanza della monogamia come base del tessuto sociale e comunitario. Visto che qualcuno potrebbe accusarmi di “tradcucchismo” o roba simile per questo articolo, ci tengo a precisare che io ho sempre ritenuto la monogamia presupposto indispensabile per la soluzione della “questione incel”, poiché l’enorme squilibrio di potere sessuale tra uomini e donne può essere risolto solo in tal senso, mentre in un “mercato sessuale” assoluto e non regolato si creano automaticamente gli squilibri che vediamo oggi, a tutto vantaggio delle donne e di pochi uomini con alto LMS che hanno dei veri e propri harem a loro disposizione, e ovviamente a svantaggio dell’uomo medio che deve sgomitare per le “rimanenze” in un contesto caratterizzato da una competizione estrema sul piano estetico e delle risorse socio-economiche. Ma vi lascio ora alle parole di Devlin.

Che cos’è la “liberazione sessuale”? Di solito se ne parla in contrasto con i vincoli del matrimonio e della vita familiare. Sembrerebbe essere una condizione in base alla quale le persone avrebbero più possibilità di scelta rispetto al sistema monogamico tradizionale. La “filosofia Playboy” di Hugh Hefner sembrava offrire agli uomini un maggior numero di opzioni rispetto ad andare a letto con la stessa donna ogni notte per cinquant’anni. Il femminismo ha promesso alle donne che le avrebbe liberate dalla “fatica domestica” e avrebbe trasformato il matrimonio e la maternità in una delle tante scelte di vita.

In definitiva, l’ideale della liberazione sessuale si basa su una confusione filosofica che io chiamo “assolutizzazione della scelta”. L’illusione è che si possa in qualche modo ordinare alla società di consentirci di scegliere senza per questo diminuire le nostre opzioni future. Controllo delle nascite, aborto, destigmatizzazione dei rapporti occasionali, divorzio arbitrario e unilaterale: tutto questo ci è stato proposto come un modo per ampliare le nostre scelte.

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Il mio appoggio a Fabrizio Marchi

Domenica 3 e lunedì 4 ottobre si terranno le elezioni amministrative che interesseranno anche la città di Roma, dove tra i candidati del Partito Comunista di Rizzo figurerà un nome ben noto a coloro che si interessano di questione maschile e delle problematiche che colpiscono gli incel, ovvero quello di Fabrizio Marchi, attivista da anni riguardo queste tematiche e gestore dei siti Uomini Beta e L’Interferenza, oltre che autore di diversi libri, tra cui figura anche l’ottimo Contromano. Critica dell’ideologia politicamente corretta (Zambon Editore, 2018), in cui il nostro, all’interno di una serrata critica al dominio capitalistico, si fa promotore di una lettura della relazione fra i sessi partendo da un punto di vista radicalmente critico e alternativo a quello femminista e para-femminista attualmente dominante all’interno della nostra società.

Fabrizio Marchi
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Il crossover che nessuno si aspettava!

Ritorno a postare sul blog, dopo un periodo di inattività dovuto a vacanze estive e depressione, per segnalare l’uscita di un libro pubblicato dai ragazzi del Britney National Party a cui io ho collaborato (ovviamente a titolo gratuito) per la traduzione e l’editing, e per il quale ho scritto un’introduzione in cui tra le altre tematiche tocco anche la “questione incel” in quanto problema pressante che colpisce sempre più giovani maschi che quando non sono ignorati vengono criminalizzati dal dibattito pubblico e dagli esponenti dei partiti politici liberali e para-liberali. Il volume in questione è il “Manifesto Nazional Bolscevico” di Karl Otto Paetel, da oggi disponibile su Amazon (ricordate sempre: cavalcare la tigre utilizzando il sistema per abbattere il sistema).

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Femminismo, socialismo e liberalismo

Qualche giorno fa stavo controllando la casella di posta elettronica collegata al blog e ho notato che mi era arrivata una mail da parte di un lettore, il quale mi ha scritto sia per complimentarsi per i nostri articoli (e per questo lo ringrazio) sia per invitarmi a (cito più o meno testualmente) “scrivere di più sui danni del socialismo: questo non per parlare di politica (a me poco frega), ma per evidenziare come le femministe si stiano sempre più servendo (e stiano sempre più pressando) dello Stato-provider per scaricare i costi della loro libertà/irresponsabilità e pagare i loro capricci e i loro problemi su quel famoso 80% di scarto (tutte emancipate, uguali e indipendenti…. ma poi io devo pagare i bonus-bebè dei figli degli altri, i bonus babysitter dei figli degli altri, l’Università dei figli degli altri, assorbenti, fino ad arrivare alla proposta spalleggiata dalla Carfagna sulla minore tassazione per le donne….)“.

Sicuramente il lettore ha sollevato una questione assai pressante non solo per gli incel ma anche per tutti gli uomini in generale, anche se a parer mio sarebbe meglio assumere una prospettiva differente a riguardo: ovvero quella secondo cui l’assistenzialismo statale, seppur originatosi in passato da istanze di matrice social-comunista atte a diminuire gli squilibri economici e sociali, oggi sta venendo indirizzato sempre più in favore delle donne non da un presunto “socialismo” (che nel mondo occidentale è scomparso dalla scena politica a partire dalla dissoluzione dell’URSS e dalla nostra omologazione totale al liberismo), ma da quelle stesse forze liberal-capitaliste che spingono per il femminismo, la social justice e la “discriminazione positiva” degli uomini “bianchi cis etero”. E in effetti se ci si pensa queste proposte non vengono certo dal Partito Comunista di Rizzo, ma esclusivamente da formazioni che si collocano all’interno dello spettro liberale, sia di “destra” che di “sinistra” (per quanto questi termini abbiano ormai perso gran parte del loro significato); del resto Mara Carfagna (quella che vorrebbe istituire incentivi economici destinati esclusivamente alle donne) non è del PD ma di Forza Italia, il partito di centro-destra del milionario Silvio Berlusconi le cui politiche economiche sono totalmente ascrivibili al liberismo e non certo a istanze socialiste. Ed è bene tenere a mente che oggi la propaganda femminista e “progressista” non passa solo dalla Rai e dai giornali del gruppo Elkann (che tra l’altro “socialisti” non sono) ma anche dalle reti Mediaset (si vedano ad esempio gli innumerevoli servizi del seguitissimo programma Le Iene a riguardo), sempre di proprietà del già citato Berlusconi, i cui figli Luigi, Barbara ed Eleonora sarebbero tra l’altro dietro il successo mediatico del noto brand femminista Freeda.

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Risposta ad Adriano Scianca

Mi è stato segnalato un articolo di Adriano Scianca pubblicato in data odierna sul sito del Primato Nazionale, dove in occasione della giornata dedicata alla “festa della donna” l’autore invita la cosiddetta “area identitaria” ad abbandonare in maniera definitiva l'”anti-femminismo bigotto e reazionario” che in teoria la caratterizzerebbe (c’è da chiedersi esattamente dove e in che modo, visto che dal centro-destra liberale alle frange in teoria più “radicali” ormai è una gara continua a chi sdogana di più la promiscuità femminile, si veda a tal proposito l’articolo che avevo già scritto in precedenza proprio su CasaPound e le sue prese di posizione pienamente a favore della sterile “libertà sessuale” radicatasi nella nostra società in seguito allo sciagurato ’68). Secondo la prospettiva di Scianca infatti la critica al femminismo sarebbe di per sé improduttiva, e i presunti rigurgiti “neo-reazionari” che oggi attraverserebbero l’area della “destra” rischierebbero di far incagliare quest’ultima su posizioni anacronistiche e limitate che guarderebbero nostalgicamente all’era reaganiana se non addirittura alla Sharia islamica (e di nuovo mi chiedo: dove e in che modo, visto che praticamente l’intero spettro della “destra” rifiuta in toto l’Islam spesso motivando tale rigetto proprio con la condizione della donna al suo interno?). Insomma, ormai è diventato ben difficile notare qualsivoglia differenza tra l’ideologia para-liberale di CasaPound e quella di Potere al Popolo, a parte le loro posizioni divergenti sul tema dell’immigrazione.

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Le femministe iniziano a gettare la maschera

Come tutti ormai sappiamo, la maggior parte delle femministe al momento ci tiene ad assicurare costantemente di ambire a una presunta “parità” tra i generi, accusando chi le contraddice di essere un “maschilista patriarcale”, un “patetico incel” o chissà che altro. Molte di loro, a cui si aggiungono anche individui auto-dichiaratisi pro-incel come ad esempio Marco Crepaldi, psicologo che si definisce a favore del “femminismo paritario”, affermano che le carenze sessuali e relazionali che attualmente colpiscono i celibi involontari, nella quasi totalità giovani maschi, deriverebbero da “ruoli di genere” che svantaggerebbero gli uomini caricando su di loro pressioni a cui non tutti sarebbero capaci di far fronte. C’è però da dire che questi cosiddetti “ruoli di genere” erano sicuramente più radicati in passato piuttosto che nella società odierna, eppure fino a un paio di decenni fa qualsiasi uomo aveva la possibilità di trovare una compagna più o meno pariestetica, mentre oggi una fetta sempre più grande di giovani maschi viene tagliata fuori da qualsiasi dinamica relazionale e sessuale. Non è che magari il “problema incel” non scaturisce da un presunto “patriarcato” ma appunto dall’affermarsi dell’ideologia femminista a livello mainstream, oltre che dall’utilizzo sempre più capillare di social e app di incontri che permettono alle donne (brutte comprese) di selezionare i propri partner su base esclusivamente estetica da una lista praticamente infinita di pretendenti come se fossero al supermercato?

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Il problema con OnlyFans: lo sfruttamento degli uomini soli

Il seguente articolo è una libera traduzione di The OnlyFans Problem: The Exploitation of Lonely Men, pubblicato da Randy Thompson sul sito incel.blog.

Una cosa di cui non parla quasi nessuno è lo sfruttamento degli uomini soli da parte di donne online che cercano di fare soldi. Alcune donne si sono rese conto di poter guadagnare vendendo le foto dei loro corpi online e ne hanno approfittato. L’ascesa di OnlyFans evidenzia questo problema. La prostituzione è la professione più antica del mondo. Non è niente di nuovo. Tuttavia, Internet ha cambiato per sempre la prostituzione mediante l’industria del sesso e la pornografia su Internet. Tutti hanno accesso al porno facendo una semplice ricerca online. Puoi cercare su Google qualsiasi fetish ti piaccia e ottenere milioni di risultati.

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Il ritorno degli eunuchi

Probabilmente molti di voi in passato avranno visto i video del Comandante Risorto, poi conosciuto come Incel Italia e infine Cinico, prima che Youtube gli chiudesse i suoi vari canali. Oggi il blog dei Rami Spogli è orgoglioso di presentarvi un suo video inedito la cui pubblicazione era stata programmata su Youtube prima della chiusura dell’ultimo canale dai lui gestito, ovvero Cinico appunto.

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Manifesto patriarcale

Noi, ultimi Uomini rimasti in occidente, e in generale in un mondo globalizzato che ha ridotto gli uomini a schiavi privi della loro virilità, vogliamo denunciare i mali della “santificazione” della figura della donna, in qualsiasi epoca essi si siano verificati, e in particolar modo nella nostra, ma la nostra visione del mondo è più ampia e abbraccia ogni ambito della vita.

Per quanto riguarda la questione incel, è lapalissiano che una delle più importanti svolte (in negativo) della società “progressista” è quella di aver ridotto molti uomini, non solo con basso LMS ma anche nella media estetica ed economica, a una condizione in cui non riescono a trovare una compagna per avere la possibilità non solo di creare legami affettivi stabili ma anche per perpetuare i propri geni.
La “questione incel” però, se è vero che nasce principalmente dalla donna “emancipata”, è anche vero che ha avuto la possibilità di svilupparsi anche a causa di quegli uomini che, adagiatisi sul “benessere” scaturito nel sessantottismo, hanno creduto che “liberando” le donne queste ultime avrebbero garantito sesso “libero” a tutti senza le limitazioni comportate dalle costrizioni “bigotte” del passato.
Niente di più sbagliato, e la situazione attuale dei rapporti uomo-donna lo dimostra chiaramente.

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