Sulla presunta perdita di differenza tra i sessi

Molti di noi, frequentando a lungo gli ambienti blackpill/redpill, si sono spesso trovati di fronte ad esternazioni più o meno simili a questa: “Le problematiche incel sono dovute alla confusione instillata in Occidente: l’uomo si è femminilizzato, la donna mascolinizzata”.
Cambiano le sfumature, i dettagli e i pareri in merito a ciò, ma il contenuto rimbomba sempre uguale come un’eco in tutti gli ambienti in cui vi siano legittime lamentele riguardo la condizione maschile o il decadimento socio-culturale.

Personalmente ho sempre avuto un senso di straniamento di fronte ad esternazioni simili, pronunciate spesso da chi a parole diceva di voler aiutare gli uomini, o esprimeva posizioni generalmente di supporto alle problematiche maschili. Come molte volte in cui si avverte un senso di straniamento, la motivazione era fondata. Semplicemente, una confusione dei ruoli e una sorta di “androginizzazione” della società era l’esatto opposto di quello che vedevo e sperimentavo, e l’esatto opposto di ciò che il femminismo e il ginocentrismo stavano causando.

Ma come mai questo capovolgimento della realtà? Da dove deriva questa enorme fallacia che crea false premesse e dunque false conclusioni?

Partiamo con l’analizzare il concetto di dimorfismo sessuale: in breve, dicasi specie dimorfica quella in cui in modo più o meno elevato i due sessi dimostrano una differenza di aspetto fisico, dimensioni, comportamento e mentalità, dicasi specie monomorfa quella in cui tali differenze sono ridotte al minimo o del tutto assenti. Solitamente, maggiore è il dimorfismo e maggiore tendono ad essere la selezione sessuale, la competizione tra maschi e la tendenza alla poligamia e all’assenza del legame parentale monogamico, mentre minore è il dimorfismo e minore è la selezione sessuale, fino ad arrivare idealmente ad essere nulla, con coppie monogamiche stabili per la vita. L’essere umano presenta una condizione singolare, poiché non esibisce un dimorfismo netto come quello di molti primati di grosse dimensioni, ma neanche un monomorfismo tipico di certi lemuri. Egli è essenzialmente un essere tendente alla poligamia, ma che può essere educato alla monogamia con uno sforzo collettivo. Questo dimorfismo si estrinseca con una maggior ritenzione di caratteri psicofisici infantili (neotenici) nella femmina, piuttosto che nel maschio. Questa differenza è decisamente sottile rispetto a quella intercorrente tra altre specie, ma comunque abbastanza influente da generare diversi pattern di comportamento difficilmente mutabili nella loro radice, oltre ad un aspetto fisico immediatamente differenziabile.

Questo aspetto maggiormente adulto nell’uomo costituisce la base della sua innata sacrificabilità, assenza di valore sessuale intrinseco (alias necessità di performare esternamente per essere valorizzato), e imputabilità aprioristica nel bene e nel male, nell’attivo e nel passivo. Questa differenza fisica pone l’uomo in relazione alla donna come il povero sta al ricco in quanto a valore sessuale, e come l’adulto sta al ragazzino in quanto a imputabilità e responsabilità. In perfetto allineamento con ciò, ogni società autenticamente tradizionale ha sempre previsto maggiori diritti e libertà per gli uomini, come bilanciamento per l’assenza di valore sessuale intrinseco che li obbligava ad una vita più fredda con poca rilevanza socio-sessuale, e dunque maggior necessità di dover lavorare, cacciare, e combattere, nonché ad una maggiore imputabilità giuridica. Viceversa, avendo le donne un valore umano innato e una tendenza a venir protette come se non più di un ragazzino, esse vedevano il bilanciamento operare tramite una limitazione di autorità e libertà formalmente riconosciute. Ingiusto perché le donne non potevano mai venire equiparate ai maschi adulti? No, perché gli uomini non poteva scegliere di NON divenire adulti e assumere tutte le responsabilità del caso.

Gli uomini usavano le risorse esterne per acquisire valore sessuale interno, le donne il valore sessuale interno per acquisire risorse maschili esterne. Poi, in varie epoche storiche, in vari differenti cicli, sono avvenuti cambiamenti più o meno in favore delle donne, e superamenti più o meno radicali di questa struttura sociale. Il fenomeno che si è andato progressivamente creando non è stato però quello dell’inversione o dell’annullamento dei ruoli di genere, bensì un qualcosa di ben meno desiderabile e socialmente letale: la donna ha ottenuto la possibilità di acquisire le risorse e l’autorità maschile (esterne) senza però che fosse possibile per un uomo acquisire il valore sociale-sessuale femminile (interno), data la loro natura inseparabilmente legata alla forma fisica femminile maggiormente neotenica e sessualizzata. Le donne inoltre hanno mantenuto la tendenza femminile a cercare un partner che a livello esterno fosse più forte di loro (statura, denaro, posizione sociale eccetera), poiché rimangono settate sull’inconscia e naturale associazione “uomo sessualmente irrilevante” = “deve bilanciare con valore economico esterno per meritarmi”. Essendo però ora possibile anche alle donne acquisire quel valore, si verifica un’inflazione totale del maschile, che condanna l’uomo medio all’anonimato totale e all’impossibilità di esser notato dalle donne e di costruire famiglia. Non finisce qui: il famoso rapporto 80/20 è destinato a crescere di ampiezza, fino ad arrivare a sproporzioni ben maggiori. Difatti gli uomini di “basso valore”, pur di rimediare qualcosa, tendono ad abbassare costantemente i loro standard, valorizzando anche le donne più brutte, amorfe ed antipatiche. L’uomo si trova nella condizione di dover fare 100 per ricevere forse 1, mentre la donna riceve 100 senza nemmeno sforzarsi e divenendo dunque sempre più infantile, pretenziosa e sessualmente disinteressata (si pensi al fenomeno di Onlyfans o a quello della dominazione finanziaria).

Anche le persone più vicine a parole alla problematica maschile batteranno i piedi per terra per definire questa situazione come “mascolinizzazione della donna e femminilizzazione dell’uomo” anche se, ad un occhio un minimo attento, quello che si nota è proprio l’opposto: donne lasciate essere sempre più femminili dall’eccesso di libertà e potere, che obbligano gli uomini ad essere il più “virili” possibile per essere presi in considerazione. Non si vedono donne corteggiare uomini, comprare macchinoni per attrarre uomini, non si vedono donne morire sul lavoro per i mariti o sposare uomini più brutti, poveri e socialmente insicuri, come gli uomini hanno sempre fatto nella loro posizione con la controparte femminile. Anzi, la tendenza delle donne a volere un partner più alto di loro (e quindi più dominante) si esacerba proprio nei Paesi culturalmente e socialmente più liberali.

A tal proposito è interessante far notare come questo venga perfettamente delineato dallo studio sul paradosso norvegese, che sottolinea come nei Paesi più liberali le tendenze comportamentali, lavorative e sportive tra uomo e donne siano le più diverse del mondo, e come il più alto numero di donne che seguono vite prettamente maschili (e viceversa) si trovi proprio nei Paesi meno liberali e meno tolleranti. Il quadro è chiaro: per far sì che i due sessi abbiano vite differenti ma quantomeno similari, serve un approccio corporativo, di “obbligo” sociale, altrimenti per varie dinamiche socio-biologiche essi diventano incomunicabilmente diversi. E lo stesso discorso vale non solo nello spazio ma anche nel tempo: era molto più probabile trovare donne intellettualmente rilevanti 150 anni fa, piuttosto che oggi. La spiegazione è probabilmente semplice: non potevano utilizzare il loro valore femmineo liberamente, e quindi erano obbligate e seguire approcci alla vita più simili a quelli di un uomo, dando origine a maggiore inventiva non legata alla sessualità.


Allo stesso modo, lo sposarsi giovani e la monogamia rinforzata di un tempo facevano sì che la donna fosse portata a vivere seguendo a lungo termine schemi più astratti e ideali di tipo maschile, e l’uomo fosse portato a socializzare molto di più tramite la chiave di volta della socialità spontanea quale era la donna. Oggi invece vediamo ragazze sempre più “animalesche” che vivono l’attimo nutrendosi di costanti attenzioni e interazioni sociali, e ragazzi sempre meno neurotipici, sempre più presi da astrazioni mentali e sempre più socialmente isolati e solitari. Anche qui possiamo notare chiaramente una radicalizzazione delle tendenze di genere, piuttosto che un loro mescolamento. La situazione è tale per cui un ragazzo e una ragazza potrebbero sedersi allo stesso tavolo e non sapere cosa dirsi, tanta è la differenza della loro esperienza di vita e della loro prospettiva sul mondo. Di certo ciò che non si vede è una situazione di totale identità tra i due per cui sedendosi al tavolo non saprebbero chi è il maschio e chi è la femmina, come una certa vulgata facente parte del cosiddetto “fronte del dissenso” si ostina a sostenere

Per concludere, è interessante far notare come le stesse femministe puntino (consapevoli o meno) all’aumentare a dismisura l’imputabilità maschile e diminuire fino allo zero quella femminile in ogni ambito del loro attivismo, in particolar modo nella presunta violenza di genere e nei rapporti tra i sessi in sé intesi, in ciò allineandosi perfettamente ad un aumento del dimorfismo tra i due sessi, piuttosto che ad una sua riduzione.

Tenere in considerazione tutto ciò è vitale, se si vogliono evitare fallacie enormi e false conclusioni che portino a soluzioni ridicole o controproducenti. Mi viene alla mente Andrew Tate, che durante un’intervista ha detto qualcosa del tipo: “Sono un kickboxer di 1.90 sicuro di me e vincente, sono il perfetto esempio di nemico delle femministe”. Si, Andrew, sono sicuro che per le femmine odierne un milionario fisicato di 1.90 sia l’individuo più anti-sesso e detestabile che esista, hai capito tutto. Tra l’altro è doveroso far notare come gli uomini di oggi siano in media nettamente più alti e più corpulenti degli uomini dei decenni passati, e che quindi semmai il processo di selezione sessuale sia stato l’inverso (ricerca di maggior dimorfismo, non di minore). Allo stesso modo le donne sulle dating app selezionano solo una minima parte degli uomini, mentre gli uomini mettono like alla maggior parte delle donne; sintomo di un’accrescimento delle differenze ulteriore ed esasperato nella selettività del partner in base al sesso.

Inoltre mi vengono in mente tutti quei PUA o “dating coach” che invitano gli uomini a dedicarsi a un automiglioramento esasperato senza rendersi conto che così facendo vanno solamente a buttare benzina sul fuoco dell’ipergamia, visto che le donne non devono muovere un dito per rendersi desiderabili.

È come se vi fosse un livello di cuccaggine tale per cui non si voglia accettare che le donne possano causare danni immensi con i loro comportamenti, per cui nonostante esse si stiano relazionando congli uomini in modo passivo, ipergamico e nettamente femminile, esse sarebbero per forza “mascolinizzate”.

Questa visione deve essere completamente rifiutata in quanto errata alle fondamenta, legittimante la sacrificabilità e l’imputabilità maschili anche di fronte alla totale impotenza, e completamente inidonea per costruire una base di pensiero sensata e coerente capace di contrastare con le dovute armi il virus ideologico-cognitivo che attanaglia la nostra società (sempre che sia possibile farlo, e che ancora abbia un senso curarsene).

cyber ether
Author: cyber ether

4 pensieri riguardo “Sulla presunta perdita di differenza tra i sessi”

  1. Oooh, finalmente un nuovo post, era ora!
    In merito all’articolo, sono abbastanza d’accordo con Cyberbosco, la cui disamina contiene alcuni punti in comune col pensiero della femminista tedesca Meike Stoverock (la quale però, ovviamente, appoggia in pieno la condizione sociale attuale).
    Per quanto riguarda l’aumento del dimorfismo sessuale, però, non dobbiamo dimenticare tutto l’esercito degli LGBTQWABTZXYZFANKULO+-*, che sta effettivamente producendo una nuova ondata di “femminielli” e “maschiacce”, oltre che altri esseri ibridi alieni che lo xenomorfo levati proprio…
    Ma se ci limitiamo alla sfera degli etero beh, allora sì, sono d’accordo anch’io sull’aumento esponenziale del dimorfismo.

    1. Si, diciamo che ho analizzato il 99% della popolazione che non presenta stramberie o devianze sessuali.

      Il tutto si è originato dalla sensazione di scacchiamento di fronte ad un fronte anti-sistema e antifemminista che ripete a pappagallo la nenia riguardo l’annullamento delle differenze di genere magari dopo averti linkato il video del paradosso norvegese o dopo aver appena finito di parlare di come le donne desiderino i fratelli bianchi (proprio un esempio di uomini femminilizzati eh).

      La realtà è che la donna non è stata mai tanto femmina quanto oggi (oggi è mezza bestia talmente è iper-sociale e orientata all’attimo presente) mentre l’uomo mai stato obbligato ad essere tanto maschio quanto sotto questa schifo di dittatura culturale.

      Uno stato forte ed etico serve semmai a diminuire le differenze facendo convergere i due sessi verso stili di vita simili. Paradossalmente la “femmina mascolinizzata” di cui berciano certi tradcuck è semmai proprio quella che era un tempo: giustamente sottomessa a canoni di comportamento maschile e a cui veniva impedito di utilizzare la femminilità per farsi strada nella vita.

      Essenzialmente destra e sinistra propongono la stessa versione: il dimorfismo sta diminuendo. Cambia solo il parere positivo o negativo che ciascuna fazione dà alla cosa. In realtà la questione è tutt’altra: il dimorfismo sta aumentando fino al punto dell’implosione sociale e dell’incomunicabilità totale causa esperienza di vita parallela e con nessun punto di convergenza

      1. Beh, ma i fratelli Bianchi sono parecchio femminilizzati: infatti hanno ucciso il povero Willy Monteiro con una borsettata in faccia gridando “Come osi, paazzzaaaaaa!”. XD
        Comunque, a mio modesto parere, uno stato veramente forte ed etico dovrebbe occuparsi di creare un virus che stermini tutte le np e le sostituisca con avanzate stampanti 3D in grado di creare tutte le teen da 10 vergini e schiave che vogliamo. Questo sì che sarebbe progresso!

  2. Articolo interessante, peccato non abbia ricevuto molta visibilità.
    Sulla selettività femminile ne ho sentite di tutti i colori, tra cui gente che addirittura la nobilitavano oppure come un qualcosa contro cui non si può combattere, la verità è che in realtà la selettività femminile alla fine è solo una manifestazione di capricciosità e infantilismo (ovviamente ci sono anche origini biologiche, però non è solo quello), quindi per combatterla un buon modo è ascoltare di meno i loro capricci (quindi gli zerbini non hanno impatto zero sul mercato).

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