Sulla presunta perdita di differenza tra i sessi

Molti di noi, frequentando a lungo gli ambienti blackpill/redpill, si sono spesso trovati di fronte ad esternazioni più o meno simili a questa: “Le problematiche incel sono dovute alla confusione instillata in Occidente: l’uomo si è femminilizzato, la donna mascolinizzata”.
Cambiano le sfumature, i dettagli e i pareri in merito a ciò, ma il contenuto rimbomba sempre uguale come un’eco in tutti gli ambienti in cui vi siano legittime lamentele riguardo la condizione maschile o il decadimento socio-culturale.

Personalmente ho sempre avuto un senso di straniamento di fronte ad esternazioni simili, pronunciate spesso da chi a parole diceva di voler aiutare gli uomini, o esprimeva posizioni generalmente di supporto alle problematiche maschili. Come molte volte in cui si avverte un senso di straniamento, la motivazione era fondata. Semplicemente, una confusione dei ruoli e una sorta di “androginizzazione” della società era l’esatto opposto di quello che vedevo e sperimentavo, e l’esatto opposto di ciò che il femminismo e il ginocentrismo stavano causando.

Ma come mai questo capovolgimento della realtà? Da dove deriva questa enorme fallacia che crea false premesse e dunque false conclusioni?

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Socialismo e questione maschile/incel – Con Fabrizio Marchi e Francesco Alarico Della Scala

Oggi vi propongo un dibattito sul rapporto tra socialismo e questione maschile/incel che ha visto come partecipanti, oltre a me, Deusfur – admin del forum degli incel, Francesco Alarico Della Scala – uno dei maggiori esperti italiani dell’idea Juche, e Fabrizio Marchi – gestore di diversi siti dedicati all’attivismo della QM e candidato alle ultime elezioni comunali di Roma per il Partito Comunista di Marco Rizzo.

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Femminismo, socialismo e liberalismo

Qualche giorno fa stavo controllando la casella di posta elettronica collegata al blog e ho notato che mi era arrivata una mail da parte di un lettore, il quale mi ha scritto sia per complimentarsi per i nostri articoli (e per questo lo ringrazio) sia per invitarmi a (cito più o meno testualmente) “scrivere di più sui danni del socialismo: questo non per parlare di politica (a me poco frega), ma per evidenziare come le femministe si stiano sempre più servendo (e stiano sempre più pressando) dello Stato-provider per scaricare i costi della loro libertà/irresponsabilità e pagare i loro capricci e i loro problemi su quel famoso 80% di scarto (tutte emancipate, uguali e indipendenti…. ma poi io devo pagare i bonus-bebè dei figli degli altri, i bonus babysitter dei figli degli altri, l’Università dei figli degli altri, assorbenti, fino ad arrivare alla proposta spalleggiata dalla Carfagna sulla minore tassazione per le donne….)“.

Sicuramente il lettore ha sollevato una questione assai pressante non solo per gli incel ma anche per tutti gli uomini in generale, anche se a parer mio sarebbe meglio assumere una prospettiva differente a riguardo: ovvero quella secondo cui l’assistenzialismo statale, seppur originatosi in passato da istanze di matrice social-comunista atte a diminuire gli squilibri economici e sociali, oggi sta venendo indirizzato sempre più in favore delle donne non da un presunto “socialismo” (che nel mondo occidentale è scomparso dalla scena politica a partire dalla dissoluzione dell’URSS e dalla nostra omologazione totale al liberismo), ma da quelle stesse forze liberal-capitaliste che spingono per il femminismo, la social justice e la “discriminazione positiva” degli uomini “bianchi cis etero”. E in effetti se ci si pensa queste proposte non vengono certo dal Partito Comunista di Rizzo, ma esclusivamente da formazioni che si collocano all’interno dello spettro liberale, sia di “destra” che di “sinistra” (per quanto questi termini abbiano ormai perso gran parte del loro significato); del resto Mara Carfagna (quella che vorrebbe istituire incentivi economici destinati esclusivamente alle donne) non è del PD ma di Forza Italia, il partito di centro-destra del milionario Silvio Berlusconi le cui politiche economiche sono totalmente ascrivibili al liberismo e non certo a istanze socialiste. Ed è bene tenere a mente che oggi la propaganda femminista e “progressista” non passa solo dalla Rai e dai giornali del gruppo Elkann (che tra l’altro “socialisti” non sono) ma anche dalle reti Mediaset (si vedano ad esempio gli innumerevoli servizi del seguitissimo programma Le Iene a riguardo), sempre di proprietà del già citato Berlusconi, i cui figli Luigi, Barbara ed Eleonora sarebbero tra l’altro dietro il successo mediatico del noto brand femminista Freeda.

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Risposta ad Adriano Scianca

Mi è stato segnalato un articolo di Adriano Scianca pubblicato in data odierna sul sito del Primato Nazionale, dove in occasione della giornata dedicata alla “festa della donna” l’autore invita la cosiddetta “area identitaria” ad abbandonare in maniera definitiva l'”anti-femminismo bigotto e reazionario” che in teoria la caratterizzerebbe (c’è da chiedersi esattamente dove e in che modo, visto che dal centro-destra liberale alle frange in teoria più “radicali” ormai è una gara continua a chi sdogana di più la promiscuità femminile, si veda a tal proposito l’articolo che avevo già scritto in precedenza proprio su CasaPound e le sue prese di posizione pienamente a favore della sterile “libertà sessuale” radicatasi nella nostra società in seguito allo sciagurato ’68). Secondo la prospettiva di Scianca infatti la critica al femminismo sarebbe di per sé improduttiva, e i presunti rigurgiti “neo-reazionari” che oggi attraverserebbero l’area della “destra” rischierebbero di far incagliare quest’ultima su posizioni anacronistiche e limitate che guarderebbero nostalgicamente all’era reaganiana se non addirittura alla Sharia islamica (e di nuovo mi chiedo: dove e in che modo, visto che praticamente l’intero spettro della “destra” rifiuta in toto l’Islam spesso motivando tale rigetto proprio con la condizione della donna al suo interno?). Insomma, ormai è diventato ben difficile notare qualsivoglia differenza tra l’ideologia para-liberale di CasaPound e quella di Potere al Popolo, a parte le loro posizioni divergenti sul tema dell’immigrazione.

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Le femministe iniziano a gettare la maschera

Come tutti ormai sappiamo, la maggior parte delle femministe al momento ci tiene ad assicurare costantemente di ambire a una presunta “parità” tra i generi, accusando chi le contraddice di essere un “maschilista patriarcale”, un “patetico incel” o chissà che altro. Molte di loro, a cui si aggiungono anche individui auto-dichiaratisi pro-incel come ad esempio Marco Crepaldi, psicologo che si definisce a favore del “femminismo paritario”, affermano che le carenze sessuali e relazionali che attualmente colpiscono i celibi involontari, nella quasi totalità giovani maschi, deriverebbero da “ruoli di genere” che svantaggerebbero gli uomini caricando su di loro pressioni a cui non tutti sarebbero capaci di far fronte. C’è però da dire che questi cosiddetti “ruoli di genere” erano sicuramente più radicati in passato piuttosto che nella società odierna, eppure fino a un paio di decenni fa qualsiasi uomo aveva la possibilità di trovare una compagna più o meno pariestetica, mentre oggi una fetta sempre più grande di giovani maschi viene tagliata fuori da qualsiasi dinamica relazionale e sessuale. Non è che magari il “problema incel” non scaturisce da un presunto “patriarcato” ma appunto dall’affermarsi dell’ideologia femminista a livello mainstream, oltre che dall’utilizzo sempre più capillare di social e app di incontri che permettono alle donne (brutte comprese) di selezionare i propri partner su base esclusivamente estetica da una lista praticamente infinita di pretendenti come se fossero al supermercato?

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Il ritorno degli eunuchi

Probabilmente molti di voi in passato avranno visto i video del Comandante Risorto, poi conosciuto come Incel Italia e infine Cinico, prima che Youtube gli chiudesse i suoi vari canali. Oggi il blog dei Rami Spogli è orgoglioso di presentarvi un suo video inedito la cui pubblicazione era stata programmata su Youtube prima della chiusura dell’ultimo canale dai lui gestito, ovvero Cinico appunto.

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L’odio irrazionale contro gli incel

Il seguente articolo è una traduzione di The Irrational Hate Towards Incels, pubblicato da Randy Thompson su incel.blog.

Molte persone ostili agli incel ci odiano in misura estrema, ma perché?

Questa è la domanda che mi pongo ogni volta che su Twitter vengono indirizzati insulti nei miei confronti. Mi accusano di essere spregevole e odioso, ma in realtà non dico cose cattive. Rappresento solamente un forum [incels.co] e sono solo un uomo. Per loro, sono ogni brutta persona che abbiano mai incontrato e mi trattano come tale.

Ci accusano di essere i peggiori esseri umani sulla faccia della terra. Ci fanno costantemente la morale dicendoci che [se non piacciamo alle donne] è colpa della nostra personalità e non del nostro aspetto fisico. Anche quando mostriamo loro innumerevoli articoli scientifici che spaziano dalla biologia alla psicologia comportamentale, essi glissano e sminuiscono continuamente questi studi, fornendo articoli giornalistici come “prove”. Quando fai loro notare che le donne trovano l’80% degli uomini poco attraenti, ti ignorano o cambiano discorso. Ci sono innumerevoli studi che dimostrano come l’attrazione fisica conti sopra ogni cosa [per attrarre le donne], ma trovano sempre un modo per “confutare” questo fatto.

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La cronaca nera in chiave redpillata

Le recenti notizie di cronaca nera che hanno funestato il nostro Paese nell’ultimo periodo offrono a mio parere molti spunti di riflessione sulla condizione dell’uomo medio in Italia, e soprattutto fanno capire quanto i mass-media tendano a portare avanti una narrazione che punta non solo a deresponsabilizzare sempre e comunque le donne, ma anche a deviare l’attenzione dagli argomenti sui quali dovremmo riflettere ai soliti inesistenti spettri di “razzismo” e “ritorno del fascismo”.


Prendiamo ad esempio il caso di Maria Chiara Previtali, la studentessa appena maggiorenne morta tragicamente di overdose proprio nel giorno del suo diciottesimo compleanno: tutti i mass-media che hanno riportato la notizia hanno deresponsabilizzato in maniera costante le scelte consapevoli compiute dalla ragazza (come appunto quella di avere chiesto ed essersi iniettata la droga che ne ha causato la morte), e addirittura il suo fidanzato è stato accusato di omicidio preterintenzionale per averle procurato la dose di eroina che le è stata letale. In questo clima sociale assolutamente ginocentrico persino gli inquirenti non sembrano tenere conto del fatto che chi decide volontariamente di fare uso di eroina sa benissimo a cosa va incontro, e accusare addirittura di omicidio preterintenzionale chi fornisce la droga (per quanto questa sia un’attività spregevole e pienamente degna di condanna penale) è quanto di più paradossale si possa fare in casi come questo. Ma del resto quando si parla di donne, soprattutto se giovani, secondo lo schema imposto da politica, intellighenzia e mass-media queste devono passare sempre e comunque come vittime innocenti del maschio cattivone di turno, anche quando le loro scelte sono state concausa degli eventi di cui sono rimaste vittime; e coi tempi che corrono quale giornalista vuole sottrarsi alla possibilità di poter ricamare sopra un “quasi-femminicidio” come questo? A memoria d’uomo nessuno spacciatore, anche se colpevole di aver procurato dosi di droga che hanno causato delle morti per overdose, è stato mai accusato di omicidio preterintenzionale, al limite di omicidio colposo; ma si sa, secondo l’immaginario comune i tossicodipendenti “classici” sono tutti maschi puzzolenti, squattrinati e fastidiosi che vessano la “gente perbene” chiedendo qualche spicciolo a chi aspetta il treno in stazione, quindi se sono loro a morire di overdose la colpa è esclusivamente delle loro scelte, e anzi in questi casi per qualcuno lo spacciatore diventa addirittura un elemento “positivo” che “contribuisce a fare pulizia dei rifiuti della società”.

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